“Uscir nella brughiera di mattina presto/ dove non si vede ad un passo/ e ritrovar se stesso”
Nel 1970, non ancora quindicenne, le parole di Mogol cantate da Battisti, oltre che poetiche, per me che vivevo l’arsura siciliana, avevano anche un qualcosa di esotico. La brughiera non sapevo nemmeno cos’era, il vocabolario spiegava che era un terreno pianeggiante, argilloso, sabbioso, con scarso humus, con vegetazione di brugo e altre specie; la bonifica difficile e costosa per la scarsa fertilità del terreno. Se ne erano accorti anche i brianzoli che quel terreno era solo fatica, meglio lavorare il legno, il ferro e combinare di chimica. La Brianza divenne negli anni ’50/’80 zona d’eccellenza nella produzione di mobili, motori, biciclette e saponette. Ma quando si produce qualcosa ci sono sempre degli avanzi e degli scarti. Dove gettarli? Uno dei luoghi individuati fu tra Lecco e Como in quello che oggi è un PILS (Parco di Interesse Locale Sopracomunale), un’area di circa 27.000 metri quadrati al cui interno gorgogliano 11 fontanili (o risorgive), acqua proveniente dalle Alpi e che riaffiora in pianura, fontanili che tra l’altro sono gli unici della Brianza, mentre sono abbondanti a sud di Milano. In quest’area sino all’inizio del 1900 c’era una realtà agricola autosufficiente e fiorente. Dalle viti al gelso, mais, frumento, tutto dava di che sostentarsi alle popolazioni locali. Poi l’abbandono, la fuga verso l’industria e le città. Una zona fiorente, anche se non ricca, abbandonata ed utilizzata come discarica industriale.
Nel frattempo qualcosa è cambiato. Dopo la tragedia legata all’ICMESA di Seveso, che ammorbò la zona (e non solo) di diossina, negli anni ’80 si è cominciato a ricuperare un territorio che sembrava irrecuperabile. Gruppi di volontari come quelli di Lega Ambiente supportati dalle amministrazioni dei comuni interessati, hanno consentito di riportare alla fruibilità delle persone quest’area. L’edificio della stazione ferroviaria di Brenna (che nel frattenpo è diventata una semplice fermata) è stato affidato a Lega Ambiente di Cantù che nel 1992 ha intrapreso un’opea di bonifica durata un decennio.
Questi sono alcuni degli scatti fatti durante una recente visita escursionistica con il gruppo Senior del Cai di Vaprio d’Adda, cliccando sulle immagini sono visibili a pieno schermo con ulteriori informazioni.
bellissime foto
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Grazie Mirna 🙂
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Ciao Paolo, qui da te se c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire … grazie per avevo postato questo post con le foto e spiegazioni, ti abbraccio Pif 😉
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Si c’è molto da scoprire, anche se è una zona pianeggiante di cose da scoprire ed in qualche modo soddisfo anche l’interesse per la fotografia.
Ciao 🙂
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sai a volta non serva andare al fino del mondo per trovare belli luoghi … ne abbiamo tanti basta aprire gli occhi … buon weekend caro Paolo
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Però un bel viaggetto a Capo Nord lo tengo sempre in agenda 😉
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e io vorrei fare un giro di un anno in Canada con il camper 😉 e magari rimanere li per sempre
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moooolto interessante! 🙂
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Grazie Loredana per l’apprezzamento.
Ciao 🙂
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Belle foto e ,se abitassi da quelle parti,parteciperei anch’io alle passeggiate organizzate da questo club😀😀😀
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Di sicuro una sezione CAI nei tuoi paraggi c’è, non so se c’è anche un gruppo senior, ma considera anche che con l’invecchiamento generale della popolazione gruppi spontanei si formano un po’ dapertutto. Ti lascio il link del sito ligure in cui puoi cercare le sottosezioni locali http://www.cailiguregenova.it/
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Bellissima zona, le foto mi fanno pensare ad una bella passeggiata, a tanta aria buona da respirare, a profumo di bosco… sono incantata!
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E’ stato fatto un bel recupero del territorio, l’aria … bhe intorno ci sono strade, autostrade, qualche industria, abitazioni … c’è di buono che essendo un Parco che ambisce a diventare Regionale è sottoposto a vincoli ambientali. Comunque una passeggiata o una corsa in mountainbike, con l’illusione di essere lontani da quanto ho detto, è possibile farla.
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un buon esempio di risanamento del territorio, roba difficile e costosa.
Se si vogliono le industrie, e sono necessarie, ci devono pur essere le discariche, ma queste devono avere e mantenere luoghi ben scelti e organizzati. E soprattutto restare nei luoghi di produzione (ci siamo capiti) applicando le norme di legge sui rifiuti che pur ci sono.
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Certo di passi avanti rispetto a 50 anni fa ne sono stati fatti, quanto accadeva una volta oggi verrebbe subito a galla non solo perchè c’è più vigilanza ma anche perchè la coscienza di tutela dell’ambiente è aumentata, solo che oggi purtroppo molti siti che non si sa cosa nascondano all’interno, resistono. Poi sai basta che ci sia un reticolato con un cartello che vieta l’accesso per far sorgere dubbi mostruosi sul fatto che tutelino una proprietà o nascondano nefandezze.
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che bello….abitassi vicino a te verrei anch’io a queste passeggiate, io che amo la montagna, i boschi e la quiete. Certamente c’è un CAI vicino a me, ma come sarebbe diverso avere te per compagno di gite. Sai scoprire e comunicare quello che magari in tanti non vedono. Bravo, buone passeggiate.
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Mi onori MariKa con le tue parole, ma più che parlare ascolto e faccio domande specie quando noto che la guida conosce bene il territorio 😉
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