Sgranando fagioli

Una volta tornato a casa e dopo un’abbondante fumata di pipa, iniziata in macchina e portata a termine sul divano di casa (visto che al mercato non si può fumare indossando la mascherina), il compito del bravo marito in stato di PERA (Pensione E Rendita Assicurata), rientrato dal mercato, è quello di sgranare i fagioli, e dialogarci liberamente.

Voi (dicevo ai fagioli) non esistevate sei mesi fa. Ma durante il lockdown qualcuno vi ha interrati, il suo lavoro è stato retribuito, siete germogliati e cresciuti, qualcun’altro vi ha raccolti e altri vi han venduti, il vostro valore da 0,001 €/kg è cresciuto sino ai 2,650 €/kg con cui vi ho pagati. Tutto nella norma, effetto del valore aggiunto dall’opera dell’uomo (e delle macchine seminatrici, sarchiatrici … raccoglitrici e assemblatrici).

All’ora di pranzo arriva il dato ISTAT sull’andamento occupazionale che, su base annua, ad agosto registra 841.000 occupati in meno. Quanto lavoro sia stato svolto dalle macchine non si dice, come non si dice che il lavoro rientra nella tassazione diretta.

Finito di sgranare i fagioli son quasi certo che a fine mese la mia PERA verrà accreditata come al solito, in fondo in fondo i 500 o 1000 milioni di €uro che si possono risparmiare con la riduzione di senatori e deputati, nei bilanci statali son poca cosa, solo qualche tonnellata  di fagioli che spuntano dal nulla.

Appunti di vacanza al tempo del covid 19 (5)

Over lapping.

In un bar gelateria noto la sovrapposizioni di ruoli che inevitabilmente creano confusione. Una persona va alla cassa per chiedere dei prodotti da portar via. La cassiera invita la cliente a rivolgersi direttamente al banconista. Questi prepara l’ordine. La cliente torna alla cassa. Il banconista detta l’ordine alla cassiera che produce lo scontrino e va a controllare se la lista contiene tutto quel che c’è nella borsa, il banconista conta i pezzi, per confermare, finalmente la cliente paga alla cassa e poi torna al banco a prendere la borsa. La fila di persone intanto si allunga, in tempi di covid non è bello. Ho notato anche andirivieni a vuoto dei camerieri al servizio dei tavoli. Clienti che mentre son serviti dal cameriere X dopo due minuti si rivolgono anche al cameriere Y. Ho fatto notare la cosa al cameriere di un bar dallo sguardo intelligente. Ho chiesto se avesse un contapassi, tranquillamente mi ha risposto che ha contato fino a sette volte i propri passaggi a ad uno stesso tavolino. Ho suggerito che la regola principale dovrebbe essere di non fare mai avanti e indietro dal bancone ai tavolini a mani vuote, minimo dopo una consegna occorre portare un nuovo ordine al bancone. Eccessiva disponibilità nei confronti di un cliente comporta dispendio di tempo ed energie. Ti ordinano un caffè e quando porti il caffè il cliente ti chiede l’aggiunta di qualcosa, non correre al bancone, guardati prima in giro per vedere se altri clienti hanno bisogno e registra l’ordine, consegni l’ordine al banco e prelevi quel che mancava al primo cliente e se questi ha altre richieste lascialo aspettare, la prossima volta sarà più solerte, meglio una mancia (improbabile) in meno che arrivare a sera con i piedi gonfi.

Ieri sera abbiamo consumato una pizza ad Alì Terme, che pur non presentando i fenomeni di affollamento degli altri posti, con il virus che serpeggia tra la gente, trovare posto senza aver prenotato non è facile.

Il locale difatti era quasi al completo per i posti consentiti dal distanziamento. Come in tutti gli altri locali in cui mi son fermato, nessuno mi misura la temperatura ma compilo un’autocertificazione.

Nella fretta i camerieri non si guardano in giro, fanno viaggi a vuoto ed inevitabilmente finiscono per servire in due lo stesso tavolo dimenticandosi di chi non alza la mano o la voce. Chissà che caos nelle cucine. Un’anziana coppia ad un tavolo vicino che è arrivata insieme a noi (ma loro avevano prenotato) ha iniziato a mangiare quando noi eravamo pronti ad andar via. Vedo che bar, ristoranti e pizzerie gestiscono male il personale di sala e di conseguenza la clientela.

Tra la fine di giugno e i primi di luglio ho trascorso una vacanza in Abruzzo. Era la riapertura dopo il loockdown, nell’hotel che mi ospitava c’è stata un’iniziale confusione a causa di un giovane cameriere che prelevava le portate senza riconoscere quel che contenevano, servire ai tavoli non è un lavoro da nulla, se non riconosci i piatti e non tieni a mente gli ordinativi rischi pasticci. In quindici giorni ho visto la rotazione di almeno 7 camerieri. Da quel che ho capito quest’anno non è facile trovare camerieri esperti che, al compenso di 900/1000 € preferiscono il Reddito di cittadinanza, andare al mare e non rischiare il covid.

L’ultima cameriera però dopo una settimana era ancora al suo posto: 60 anni, donna, ottima esperienza e duttilità a lavorare dove occorre. Mi confessa che la figlia 30enne è sul divano di casa con RdC in tasca e palmare in mano.

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