FEUDALESIMO DEMOCRATICO

Cosa accade quando un antidemocratico vince delle libere elezioni e non accetta di dover affidare ad altri le redini del potere?

Stiamo vivendo una delle tappe più pericolose del nostro vivere civile.

La lettera del Presidente del Consiglio al Corriere della Sera, se non è stata dettata dalla convinzione narcisistica di essere quanto di meglio possa esistere al mondo, poco ci manca.

Il pretendere di trovare concordi con il proprio modo di concepire la vita e la politica, i propri oppositori, senza fare quel passo indietro che tutti gli chiedono e reclamano, è testimonianza di una cecità tutta concentrata sul prorpio ego.

Dove sta la pericolostà di questa mossa?

Come qualcuno ha già detto, può essere il tentativo di uscire dall’angolo morto in cui si è cacciato con le scappatelle notturne. Non è solo questo.

E’ il voler convincere tutta quella larga fetta di gente che partecipa al disastrato sogno di un arricchimento senza sacrifici e limiti, che la strada è sempre aperta e in discesa, che sono le cassandre, i comunisti comunque vestiti, i desaparesidos della vita quotidiana, a pretendere che lui abbandoni l’arcobaleno che ci sta regalando.

Ha cominciato nel 2009 a dire che la crisi non c’era, che era una suggestione puerile (non ha usato questo termine lo so, ma la conclusione era questa). Ora che non ha i voti sufficienti a governare realisticamente una situazione economica che va verso la ripresa,  si sente vittima dello spreco di risorse realizzato in questi anni, chiede aiuto alle opposizioni per non rinunciare al suo scranno di potere.

Dove porterà, o dove dovrebbe portare tutto questo?

La conclusione sarà la dissacrazione degli oppositori, la ricerca di un consenso delle istituzioni militari che dovrebberlo sorreggerlo prima della disfatta finale.

Sto dicendo che siamo alla vigilia di un golpe? Lo vado dicendo da tempo. Ci si va a piccoli passi. Sta creando le condizioni di uno scontro sociale che dovrebbe portare alla difesa delle Istituzioni Democratiche, quelle stesse Istituzioni calpestate in questi anni, dalla Giustizia alla Politica, da parte di un esercito armato a sua difesa.

Speriamo che domani sventoli ancora il tricolore del 25 aprile e non quello della marcia su Roma.

SE FOSSI TUA MADRE

Se fossi tua madre..
farei fatica a respirare, il fiato sarebbe veleno mortale
nessun sole, nessuna brace, nessuna fiamma
riuscirebbe a scaldarmi
in nessuno specchio o pozza mi rifletterei.
Se fossi tua madre..
cercherei  cilici spinosi
verserei oceani di lacrime
avrei il mio sangue cristallizzato nelle vene
le mie carni sarebbero fisse come mummia.
Se fossi tua madre..
il rimorso, il rimpianto
mi perseguirebbero come ombre
non oserei  chiedere  nemmeno il perdono.
Una sola domanda tormenterebbe il mio cuore:
che n’è stata di quella stella,
a che è servito il mio latte se insieme ad esso
non ho messo niente per l’anima?
Se fossi tua madre..
saprei dove cercare il germe del tuo presente..
lo troverei nella mia paura paralizzante
nella  mia non consapevolezza e
nelle mie fragilità di donna passate a te come un testimone,
nello spettro della miseria e non capire che
non esiste miseria più grande dello svendersi,
nell’abbaglio di false illusioni,
nel mio essere ignava, nel non vedere,sentire,capire e agire
che giocavi il riscatto della dignità su un tavolo sbagliato.
Se fossi tua madre..
impietrita ti direi
che quattro cianfrusaglie sbriluccicanti
non ti fanno più bella,
un po’ di denaro
non ti fa più ricca,
la compagnia di sciacalli
non ti rende famosa,
non vorrei mai che tu cercassi la mia complicità come consenso
saprei darti solo scelleratezza
Se fossi tua madre..
se lo fossi davvero
ora con slanci  da leonessa
ora in un abbraccio di lacrime,
in un nodo d’amore,
nel dolore delle ferite,
nell’appiglio di una speranza,
ci proverei ancora
a ripercorrere l’essenza.
Ci proverei…ci proverei
ad imparare  e ad  insegnarti
ad incamminarci per quei sentieri che conducono
alla scoperta della dolcezza dell’amore,
all’incanto del tuo essere mamma,
alla luce delle idee
alla forza dei valori
all’ebbrezza della libertà
alla bellezza della dignità
al coraggio della scelta.
Se fossi tua madre…ci proverei.
Autore:Semplice

Questa poesia l’ho scritta di getto, un tumulto del cuore e della coscienza, giovedì sera durante la trasmissione tv Annozero, dopo aver ascoltato l’intervista della madre di N.M., una escort, implicata nello scandalo del bunga bunga.
La scellerata madre è a conoscenza del genere di vita della figlia, ha confermato che tutti i regali, mostrati dalla ragazza in  un’intervista, provengono dal Presidente ( un po’ di bigiotteria, un foulard, denaro), con naturalezza ha riferito del nipotino affidato prima ad una famiglia estranea e adesso ai nonni  paterni,perchè la madre non è idonea, ma la cosa che mi ha imbufalita,ancora di più, è stata  quando ha riferito di aver parlato con lui al telefonino, un giorno che la figlia, ha pensato di far contenta la mamma mentre era  in macchina  verso la villa.
Lei commossa e imbarazzata di parlare con una sì alta carica…non trova nulla di meglio da dirgli:
“abbiamo grossi problemi, ci aiuti!”.

27 Gennaio “GIORNO DELLA MEMORIA”

Lasciamo un pensiero raccontando l’umano: Giovanni Guareschi (1943- 1945), prigioniero in Germania scrive il suo “Diario clandestino”. Scrive in prigionia con un umorismo intelligente e cerca di vedere il lato comico delle situazioni. Uno spirito allegro nonostante tutto, scrive il suo diario per far partecipi i suoi compagni di sventura della cruda realtà.

“L’unica cosa interessante, ai fini della nostra storia, è che io,anche in prigionia conservi la mia testardaggine di emiliano della Bassa:e così strinsi i denti e dissi:”Non muoio neanche se mi ammazzano!”. E non morii.”
Giovanni Guareschi

Non siamo tutte uguali

In Italia esistono anche altre donne.
Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo.

La gioia delle piccole cose

Spesso non ci accorgiamo che quello che stiamo vivendo è un momento perfetto e che stiamo provando un piacere intenso.

Non è la felicità delle grandi occasioni: nascite, successi nel campo lavorativo, ecc…, ma una piccola gioia ripetibile che ci riempie la vita.

Per esempio quando riusciamo a far funzionare il nostro pc improvvisamente muto, quando riusciamo a portare a termine una settimana di dieta….

Ognuno ha i propri momenti trascurabili di felicità, alcuni sono insensati, altri malinconici, altri trascurabili. Perché non ci interroghiamo e cerchiamo di trovare Il nostro momento perfetto, il nostro lampo lieve di felicità che non avevamo mai notato, ma che è sempre stato in noi.

Via dal Campo

Credo che in pochi abbiano capito quel che soffre oggi il capo del Governo. Mai credo avrebbe creduto possibile di essere accusato, dopo 15 anni di quasi ininterrotto governo, di crimini che soltanto delle contorte menti bigotte potessero concepire.

In questi anni ha curato molto gli interessi del gruppo economico di cui è a capo. Forse pensava che essere capo del governo, potesse cambiare anche il modo di pensare della gente che affolla le chiese e i mercati. Così non è stato.

In questi anni nessuno ha capito il suo pensiero, forse neanche lui stesso sa di essere Anarchico.

Le accuse mossegli sino ad oggi possono esere dettate dallo sdegno, dalla rabbia o dalla disillusione dei benpensanti.

Pensiamo all’accusa assurda di evasione fiscale (caso Medusa/Mediaset): chi ha mai pensato che quello potesse essere un principio liberale di mettere in concorrenza gli stati? Chi ha capito il suo bisogno di essere libero di scegliere il paese in cui pagare le tasse? E un comportamento simile, non mette in concorrenza gli stati tra di loro per accaparrarsi i migliori contribuenti?

Pensiamo alla continua caccia all’uomo fatta dai giudici, per averlo nelle aule di un tribunale. Lui ha cambiato delle leggi, i giudici sono stati trasferiti, promossi, pensionati, a quanto pare inutilmente; ha sbagliato, non ha preso alla lettera le parole di quella canzone di De Andrè “prima cambiarono il giudice, poi la legge”,  forse gli sarebbero stati necessari altri due o tre anni di lavoro. Non si comincia dal tetto una casa, le leggi si interpretano, i giudici no, si cambiano. Ma tutti i ruminanti di legge  a suo servizio, erano già impegnati in Parlamento. Chi di noi non vorrebbe che i propri avvocati li pagasse quello stesso stato che ti vuole processare?

Ma si diciamolo chiaro, noi che gli puntiamo il dito contro, altro non siamo che dei bigotti.

Lui si è lasciato andare, un pò come Tom Cruise in quel film di  Stanley Kubrik “Eyes Wide Shut”, in cui viene analizzata la povertà del sesso consumato come una ginnastica erotica, tra orge e incappucciameti in stile massonico. Non si esce dal deserto della vita rilassandosi in feste o festini, alla fine diventa solo una noiosa  trasgressione programmata, che pur non avendo niente di incostituzionale,  finisce sulle prime pagine dei giornali.

A che pro  le pagine dei giornali si riempiono d’inchiostro per le avventure erotiche del capo? Si riempiono perchè la gente è morbosamente attaccata ai fatti altrui e vive in una continua dicotomia. La gente si commuove davanti al Cristo morente che perdona Tito, ma appena esce dalla chiesa metterebbe al muro chi ha rubato una mela.  Le persone si inteneriscono davanti a Maddalena, ma non perdonano la creatura che apre le cosce al primo arrivato.

Non voglio farla lunga. Berlusconi non si è reso conto che accettando i voti della maggioranza che lo ha eletto in questi anni, avrebbe dovuto accettarne anche il bigottismo. Un uomo delle istituzioni, non si può permettere di accompagnarsi a compagni malfidati, mette a rischio le istituzioni in quanto diventa ricattabile e pone in serio pericolo quella sicurezza a cui tiene la gente che lo ha eletto.

Forse avrebbe dovuto essere più chiaro e dire subito “non sono quello che pensate”, peccato non potesse farlo, non lo avrebbero votato.

Popof, 19 gennaio 2011

Lucia B. presenta “COME MI BATTE FORTE IL TUO CUORE” di Benedetta Tobagi

Ogni caso (di Wislawa Szymborska)

Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave,
un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’attimo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

luna del mattino

Il titolo del romanzo di Benedetta Tobagi ,COME MI BATTE FORTE IL TUO CUORE , tratto dall’ultimo verso di una poesia di Wislawa Szymborska e già un capitolo a sé.
La scrittrice figlia di Walter Tobagi, giornalista , sindacalista e professore universitario assassinato dalle BR negli anni ottanta, cerca di conoscere suo padre, che l’ha lasciata orfana all’età di tre anni, attraverso l’analisi dei suoi  scritti.
La sua scrittura ha il rigore del documento, la leggibilità del romanzo e la verità della poesia, rendendo la lettura avvincente e a volte commovente. Walter Tobagi ha scritto tutta la vita, ha documentato se stesso in maniera sorprendente e attraverso i suoi archivi giornalistici e i suoi diari, la figlia ha potuto ricostruire un padre che non ha mai avuto, ma anche un periodo storico molto importante da rivedere attualmente.
Benedetta dice” piango, ora mentre scrivo il passato riemerge, un passato dolce feroce”, mentre riscopre suo padre, la sua gentilezza come virtù sociale, lo definisce uomo” popularis”, umbro e di umili origini, socialista e cattolico.
Ne fa un ritratto di uomo vero ,con pregi e difetti, non lo considera nè eroe nè  martire, ma un uomo del suo tempo impegnato su problemi sociali e importanti.
Con questo libro la scrittrice ” Vuole rendere omaggio alla memoria”, cerca di leggere gli sguardi di quel padre, tenta d’interpretare gli stati d’animo, vuole farci conoscere la persona non i fatti di cronaca. Benedetta afferma “c’è più bisogno di padri che di eroi in questo momento” grandissima verità; ma c’è anche bisogno di figli in grado di raccogliere il testimone.

IL FASCINO DELLE PRIME VOLTE (di Lucia B.)

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Qual’è il segreto di una lunga vita per trovarla interessante non solo prime volte?

Le prime volte sono indimenticabili.

Il primo amore, non si scorda mai.

Il primo schiaffo, rimorde dentro con il suo bisogno di vendetta.

Il primo insuccesso, meglio scordarlo che rimurginarci dentro.

Il primo lutto familiare, che è come sentire nello stomaco lo strappo delle radici per anni.

Il primo desiderio sessuale, vibrante sconosciuto che tagliava le gambe.

Spesso i giovani credono che il rimpianto del tempo passato sia mancanza di fantasia, di desiderio del nuovo, di gioventù.  La verità è che si esaurisce lo stupore della prima volta, che sia il primo colpo di fulmine, o un mare lontano.

Per vivere bene è giusto ricordare che il mondo continua, anche dopo la prima volta. Sapere che alla sorpresa di quello che non si conosce, seguirà quella delle conoscenze vissute. Solo le prime volte dei bambini possono far scoprire agli adulti il calore della vita, se le sanno ossernvare attraverso le lenti della propria esperienza.

Poi la vita è fatta di stagioni.

C’è la primavera  delle prime volte, delle emozioni sconosciute.

Poi arrivano le estati, con le centinaia, migliaia di seconde volte….

L’autunno con le emozioni che volano via come uccelli che migrano.

E c’è l’inverno, con il suo freddo che richiama la morte e nasconde i germogli sotto la neve.

EPPURE…TI AMO (di Semplice)

Senza corpo, nè viso
inafferrabile
impalpabile…
eppure io ti amo…ti amo
Con la passione dell’amante più ammalìato
cerco il tuo abbraccio
tra verità e menzogne
promesse e sfide
resa e lotta
attese e scoperta
voli a planare e misere cadute

Nonostante
i tuoi modi violenti
i tuoi squarci dentro l’anima
le prove impossibili
i labirinti senza filo
gli schiaffi immeritati
le malinconie strazianti
i cristalli di sale
i dolori inaccettabili
gli abbandoni inconsolabili
gli enigmi senza soluzione
le offese senza scuse
eppure io ti amo…ti amo

E…arrendendomi
cammino su orli di precipizi
scalo a mani nude pareti di roccia
bevo calici amarissimi
azzero il fiato
volo senza ali
Io come Tantalo a ricominciare
un inizio senza fine
alba che rincorre notte
Più mi sfuggi…più ti amo

Sedotta
mi lascio prendere da te
dai tuoi modi ruffiani
dalle accattivanti sensualità
dalle tue sorprese
dai misteri
dai tuoi capricci
dalle incognite

Cercandoti
tra le illusioni
nella magìa di un sogno
nella speranza mai rinnegata
nella linfa che scorre nelle mie vene
nella forza del coraggio
in un pizzico di follìa
nella fiamma di un’idea
nella dolcezza dell’amore

Perdendomi
nei momenti di felicità inaspettati
nella bellezza di un cielo azzurro
nel profumo all’aprirsi di un fiore
in un’onda che si infrange
nell’incanto di un tramonto
nella tenerezza di momenti e…
basta un sorriso
una carezza
un abbraccio
un sussurro
un ricordo
una nota
per fare di attimi eternità

Presa da te
io ti amo…eppure ti amo
effimera come un battito di ciglia
uno svolazzar d’ali di una farfalla
il soffio di uno zefiro
il fremito di un brivido
volubile come il cielo di marzo
sulla scena del mondo
io ballo insieme a te Vita
eppure io ti amo…Vita
ti amo.
autore:semplice

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