Mediterraneo, anticipo di 2012

In questi mesi ci hanno riempito di apocallitiche previsioni a proposito del  20/12/2012. Secondo alcune interpretazioni di una profezia maya si verificarà un evento, di natura imprecisata oltre che di proporzioni planetarie, che produrrà una strappo con il passato. I catastrofisti ipotizzano la fine del mondo.

Lo scorso giugno, ad una festa popolare (“Lo spirito del Pianeta”) ho seguito l’intervento di un teologo Maya che a proposito della profezia confermava che nel 2012 si ci saranno dei mutamenti che cambieranno il nostro modo di vivere e concepire il mondo, un nuovo equilibrio, che non ne segnerà la fine ma l’inizio di una nuova era. Sembra che il parere sia condiviso dalla maggioranza degli studiosi di storia e religione Maya.

La fine del mondo è una forzatura per fare cassetta. Colpisce pù la fantasia delle persone una scena apocalittica che non una paradisiaca.

Certo gli eventi che in questi giorni sconvolgono il tranquillo Mar Mediterraneo, fanno supporre che il mondo già nelle prossime settimane non sarà più come prima. La storia insegna che le date sono solo dei paletti per ricordare il passato. Gli eventi storici cominciano molto prima e finiscono dopo le date fissate sui libri.

Nord’Africa e Medio Oriete oggi sono scossi da un’ondata di cambiamenti rapidi e impensabili sino all’altro ieri. Se di Tunisia ed Egitto sembra che sappiamo ormai tutto, non direi lo stesso del Sudan, dove un referendum ha sancito la nascita di un nuovo stato che nel prossimo mese di luglio vedrà la luce. Aggiungiamo  il Marocco, dove ci sono state proteste per l’aumento del prezzo dei cereali e lo scorso 20 febbraio alcune decine di migliaia di persone sono scese in strada in varie città del paese, e  ad Al Hoceima cinque persone sono morte nell’incendio di una banca. In compenso la situazione sembra sia più tranquilla rispetto a quella dei vicini, grazie anche alla fama riformista del re.

Nella piccola Gibuti le proteste non sono mancate, la scorsa settimana durante scontri violenti, un poliziotto è morto e dieci persone sono rimaste ferite. Lo stesso dicasi dello Yemen, dove la povertà è diffusa e la protesta è alimentata dagli studenti.

Il Regno di Giordania da gennaio è scosso dalle proteste di piazza, particolarmente accese ogni venerdì, giorno della preghiera. Lo scorso 18 febbraio gli scontri tra manifestanti antigovernativi e lealisti sono stati particolarmente violenti e hanno causato una decina di feriti.

In Tunisia e Algeria il sommovimento politico sociale di questi giorni sembra che abbia dato una spinta positiva.  In Egitto la situazione è in mano ai militari, l’unica forma di potere,  al momento attuale in grado di garantire una pacifica convivenza.

La situazione invece è grave in Libia. Il coccodrillo Gheddafi sta meietendo vittime a migliaia. Abbiamo tutti sentito che sta usando un’aviazione mercenaria contro le città ribelli.  Stasera ascoltavo alla radio le testimonianze di diversi libici che raccontano le nefandezze di questi giorni. Si parla di genocidio.

Al di là della condanna umana di tale comportamento, da giorni mi chiedo come molti, quale sarà la configurazione geopolitica dopo che alcune dittature verranno spazzate via.

Non accettando personalmente l’idea di cedere alla bieca tentazione di dire “era meglio prima”, ne tantomeno di cedere ad un cieco “tanto peggio tanto meglio”, cerco di ragionarci un pò su.

Una cosa è certa, se una normalizzazione si sta facendo strada in Egitto e Tunisia,   la situazione in Libia sta precipitando verso una situazione di guerra civile.

In questi giorni tutti stiamo seguedo le notizie che ci giungono dalla Libia con trepidazione. Quando un potere si comporta nel modo in cui si sta comportando quello libico, è destinato a finire presto i suoi giorni, sono i caratteristici colpi di coda. Eppure non sarà così.

Gheddafi ha minacciato di incendiare i pozzi, ma non è una scelta che conduce alla vittoria. Di primo accito sembra solo una ripicca personale del rais verso la propria nazione. Io vi vedo più un avvertimento nei confronti di tutti i paesi del nord (stavo per dire occidentali, ma il confine del mondo si sposta sempre più sull’asse nord sud) che necessitano delle sue materie prime.

Indubbiamente il leader libico vuol restare al suo posto costi quel che costi, anche a prezzo di una guerra civile diffusa. Sarà una fine lenta che troverà tacitamente daccordo tutti quegli stati che dipendono dal gas e dal petrolio libico, a cui c’è da aggiungere lo stato di Israele, per un altro motivo.

Non dimentichiamo che sul mediterraneo si affacciano paesi e popoli che si riconoscono in una delle tre religioni rivelate, popoli che o convivono o cercano di eliminarsi a vicenda. Islaele è il più piccolo e si sente preso in una tenaglia.

Cerco di immaginare come reagirebbe Israele se in Libia prevalesse l’Islam. Se a questo ci sto pensando io, credo che altrettanto stiano pensando governanti e governati di mezzo mondo. La Libia non è la Tunisia, ce ne accorgiamo tutti. Una prevalenza islamica in Libia, magari con connotati fondamentalisti, significherebbe nel giro di poco un’esportazione anche al vicino Egitto. Di questo si rende conto Gheddafi, e difatti l’accusa ad Al Quaeda non è uno spaventapasseri nei confronti del popolo libico, ma un messaggio per i paesi al nord del Mediterraneo e per Israele in particolare.

L’evolversi della situazione in una sorta di Iraq mediterraneo, farà si che nevralgiche in cui ci sono i giacimenti minerari, verranno protette e custodite da forze di pace internazionali. Al tempo stesso la guerra civile terrà impegnate le forze interne per giungere infine a una occidentalizzazione democratica (sarebbe più giusto dire nordificazione).

L’Europa in questo frangente sta recitando un ruolo teatrale, prima tergiversa, sottovaluta la situazione, propone sanzioni. Invece Israele tace. Ha senso questo? Secondo me è un modo per far si che le cose possano essere guidate meglio nelle prossime fasi.

Perchè anzichè proporre sanzioni inverosimili, l’Europa non procede con il sequestro dei beni che la famiglia del rais detiene in Europa? Perchè non si propone il congelamento di tutte le azioni dello stato libico? Forse per far passare il tempo necessario affinchè le ricchezze possano essere celate in luoghi sicuri, e le azioni possano essere cedute a società prestanome.

Queste semplici supposizioni, anche se non da sole, sono quelle che faranno in modo che la tragedia libica si prolunghi per un pezzo.

Il 2012 sta già cominciando, anzi è già cominciato, non sarà la fine del mondo come ho detto all’inizio. Un nuovo mondo pian piano cresce sulle fertili ceneri del vecchio, tutto sta nell’utilizzo delle sementi giuste.

Autore: Paolo Popof

Se fai un giro nel mio blog puoi apprendere qualcosa in più di quel che so io di me.

6 pensieri riguardo “Mediterraneo, anticipo di 2012”

  1. Bellissima analisi Popof!! Allora al 31 dicembre 2012 brinderemo con fiumi di champagne al nuovo mondo? Mi alletta l’idea! Preparativi per festeggiare ce ne sono parecchi nell’aria, forse l’umanità piano piano sta rendendosi conto che la qualità della vita terrena è un bene prezioso e che va vissuta al meglio. I Popoli del nord Africa stanno facendo un salto qualitativo enorme, pagato a carissimo prezzo e tutto il resto del mondo dovrebbe impegnarsi a sostenerli, perchè il riscatto di ogni popolo rappresenta una conquista per tutti.
    Non resta che dire loro: siamo con voi, nel dolore e nella lotta e nella vittoria…Inshallah !!

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    1. Sai negli anni scorsi, pensavo che a ridosso del 2000 ci sarebbe stato un ritorno di religiosità, come nell’anno 1000.
      Di fatto l’unica cosa che abbiamo visto è l’estendersi dell’integralismo islamico. E si che già a leggere Malcom X si sarebbe intuito come una religione possa portare i semi per un riscatto sociale dell’uomo.
      Come abbiam festeggiato quando Komeini prese il potere eliminando il dispotismo dello scià. Poi le cose in questi anni sono andate diversamente, sino alla nascita di al quaeda. Anche se son convinto che l’Islam non sia tutto li. L’ala radicale è quella che vediamo, quella che ci mostrano.
      Noi ci illudiamo di vivere in una democrazia. A dirla tutta siamo in una democrazia rappresentativa e chi va al potere si sente in diritto di poter fare e disfare a proprio piacimento regole e leggi.
      Sono andato a rileggermi l’intervista di GHeddafi alla Fallaci del 1979 in cui ribatteva alla giornalista che se il popolo aveva fatto la rivoluzione scegliendo lui come capo, che bisogno c’era di votare se già avevavo espresso il loro volere?
      Come somiglia tanto alla nostra situazione attuale, fa niente se non si legifera e si va avanti a voti di fiducia, il popolo ha scelto, è maturo e non c’è bisogno di indire nuove elezioni, tanto il meglio del meglio già è al suo posto.

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      1. Mette profonda tristezza l’idea che viene fuori leggendo il tuo interessante articolo. l’unica ragione che muoverà l’Europa e gli Stati Uniti verso il Nord Africa non sarà la difesa dei diritti di quei popoli, ma come sempre la difesa di sporchi interessi.
        Gas e petrolio valgono più della democrazia e della libertà.

        Riguardo al 2012, se non lo è CI FA!

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  2. Grazie Paolo per la visione particolareggiata che hai fatto della situazione critica che stanno vivendo gli Stati che si affacciamo sul Mediterraneo. Hai ragione i cambiamenti non sono mai improvvisi, ma il risultato di anni di sopraffazioni e negazioni dei diritti fondanti di ogni società civile. Assistiamo sbalorditi e amareggiati a spettacoli terrificanti e inverosimili, senza renderci conto come dici tu quale sarà l’assetto dell’Europa e non solo. Ci auguriamo che le profezie nefaste del 2012 non si avverino e che l’Europa si dimostri forte e autorevole nell’aiutare questi popoli verso un processo di democratizzazione ottenuto con il sacrificio di tante vite umane.

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  3. interessante post che non nasconde le preoccupazioni sugli eventi che stanno accadendo ad un passo da noi e ne analizza situazioni e proiezioni future.
    In quanto ai maya…ho letto da recente di un errore di calcolo, quindi la fatidica data si sposta al 2470 e qualcosa…fiuuuuu—-possiamo stare più tranquilli 🙂
    Le preoccupazioni su ciò che sta accadendo nel mediterraneo, invece, sono tante e concrete (pensa, poi, che io, abitando nel profondo sud…se mi affaccio al balcone riesco a vedere le giraffe!! ) perchè le guerre e guerriglie a sfondo religioso sono le più cruente e sanguinarie, come ci insegna la storia e se ci aggiungi gli interessi politici e di lucro che ci sono in quelle parti, nonchè la follia dei dittatori…insomma, non c’è da stare allegri. Ma sono ottimista ; scorrerà purtroppo tanto sangue ma credo che stavolta la gente riuscirà a dire Basta alla dittatura. Gli equilibri, dopo, saranno difficilissimi e delicati, ma abbiamo un buon esempio, la Turchia, dove si è riusciti a coniugare principi religiosi con convivenza civile e democratica. E questo i giovani egiziani, libici, tunisini, algerini, …lo sanno, lo vedono, lo vogliono e stanno preparando il loro nuovo futuro senza paura. A loro va tutto il mio augurio :meritano da tempo una vita migliore.
    Ciao e grazie per i passaggi nel mio piccolo spazio.

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  4. Oggi leggevo che qualcuno prospetta il ritorno del re in Libia. Forse per evitare tante morti sarebbe anche un bene. Da una parte ridarebbe forza alle nuove istituzioni, dall’altra potrebbe essere una garanzia commerciale. Perchè al di là di tutto (come sei razionale Ili), l’economia alla fine la fa da padrona, se si coniuga con la Libertà ben venga.
    Grazie anche a te per i passaggi. Ciao.

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